27 marzo 2007

AGRITURISMI, ORMAI E' BUSINESS

PAVIA. L’agricoltura alla ricerca di una nuova identità. Competenze da valorizzare, prodotti che costituiscono un patrimonio e non un disvalore. In una provincia, come la nostra, dove la specializzazione agricola è sempre stata fortemente marcata, la crisi del comparto non poteva che spingere gli imprenditori verso nuovo idee. Un nuovo percorso di sviluppo che ha portato nel giro di pochi ad un vero e proprio boom degli agriturismi. Quasi 150 se ne contano in tutta la provincia. A fare la parte del leone è l’Oltrepo, con 108 aziende, il Pavese ne conta 20, mentre 21 sono in Lomellina. Dal 1992, data di entrata in vigore della legge regionale di disciplina dell’agriturismo, a oggi per il fenomeno agrituristico è stato un crescendo in provincia di Pavia.Un trend che ha sempre conosciuto segnali positivi e che si è incrementato ancora di più negli ultimi sei anni, con l’entrata in vigore del Piano di Sviluppo rurale che ha finanziato, attraverso contributi in conto capitale, investimenti strutturali finalizzati alla attività agrituristica con l’obiettivo di creare a favore delle imprese agricole nuove opportunità di occupazione, ma anche di valorizzare la cultura e il nostro patrimonio rurale.


Attraverso l’attività agrituristica, appunto.Un fare impresa da leggersi in termini di ricettività, di ospitalità rurale, di attività di ristorazione, di organizzazione di attività ricreative e culturali all’interno di aziende agricole. La Regione Lombardia è una forte sostenitrice di questa politica. E i risultati si leggono dai numeri che contano sul territorio lombardo circa mille aziende contro le 300 del 1995.Il Piano di Sviluppo rurale regionale ha erogato ben 13 milioni di euro. Andando a finanziare progetti finalizzati non solo all’integrazione dei redditi delle aziende agricole, ma anche alla promozione della conoscenza e del consumo dei prodotti tipici, alla salvaguardia dell’ambiente.


A breve, forse già tra un mese, sarà approvato un nuovo piano per l’agriturismo che regolamenterà e rilancerà questo comparto permettendo di fare un salto di qualità. Premiando, cioè, quelle aziende che sapranno dare una impronta manageriale alla loro attività, valorizzando la qualità dell’offerta. Una ventata di novità per il settore che arriva dopo venti anni dalla prima normativa sull’agriturismo e che aiuterà l’ulteriore crescita quantitativa e qualitativa del comparto. Una nuova spinta che darà ulteriore linfa all’imprenditoria agricola grazie ad una serie di innovazioni importanti che si possono sintetizzare in semplificazioni sul piano fiscale ed amministrativo, valorizzazioni delle tradizioni e produzioni agroalimentari di qualità legate al territorio.Accanto agli agriturismi, intanto, si fanno strada le fattorie didattiche. I primi utilizzano fabbricati rurali, spesso sono formulati in modo che chi li frequenta riesce a stabilire un contatto familiare con i titolari. I prezzi, poi, sono spesso ben più accattivanti di quelli praticati in altre strutture commerciali.



Offrono itinerari gastronomici, ma anche la possibilità di acquistare i prodotti aziendali o fare passeggiate a cavallo.La fattoria didattica, invece, rappresenta un ulteriore elemento di affermazione e sviluppo del ruolo culturale delle aziende agricole. Nasce dall’esigenza di una miglior qualità della vita avvertita da strati sempre più vasti della popolazione, non solo urbana, che desidera spendere il proprio tempo libero approfondendo la conoscenza del territorio in quegli aspetti nei quali l’economia si associa alla conservazione delle risorse del patrimonio paesaggistico e ambientale.Scolaresche, gruppi e famiglie hanno la possibilità di partecipare a corsi e a vere pratiche agricole, organizzati anche su tematiche ambientali. Insomma, se la nascita degli agriturismi doveva servire a rivitalizzare e valorizzare l’agricoltura, allora questo traguardo è stato raggiunto.Come fare per aprire un agriturismo? Il requisito essenziale è essere imprenditori agricoli e dimostrare che oltre il 50% del proprio reddito deriva dallo svolgimento di una attività agricola. In pratica gli imprenditori agricoli utilizzano la propria azienda per attività di ricezione che devono essere in rapporto di connessione e complementarietà rispetto alle attività di coltivazione del fondo, silvi-coltura, allevamento del bestiame, che devono comunque rimanere le principali. Seguono le autorizzazioni di legge e, una volta avviata l’attività, le triennali verifiche d’ufficio da parte della Provincia per controllare il rispetto del rapporto di complementarietà tra attività agricola e agriturismo.


fonte Repubblica.it

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