21 ottobre 2007

VINO, BISTECCA, AGRITURISMO, «PREMIATA LA QUALITA' TOSCANA»

“Questa pioggia benefica di buone notizie per l’agricoltura toscana non è frutto del caso ma della costanza e della determinazione con cui il nostro comparto persegue
politiche di qualità”, così l’assessore regionale all’agricoltura Susanna Cenni commenta le tre notizie che tra ieri e oggi hanno dato alla nostra regione un ruolo di rilevanza in ambito nazionale: la presentazione delle guide sul vino de l’Espresso e di Slow food Gambero rosso che in entrambi i casi assegnano il massimo dei riconoscimenti alla Toscana, la presentazione dell’indagine di Agriturist, che colloca la Toscana ampiamente al primo posto fra le regioni preferite come meta agrituristica, il ritorno dal 2008 della bistecca alla ‘fiorentina’ ottenuta da bovini di 30 mesi (fino a oggi il limite era dei 24).
“Il filo comune di queste notizie – ha aggiunto l’assessore - è il riconoscimento del valore dei nostri prodotti, e anche la dimostrazione della disponibilità dei nostri agricoltori a investire su se stessi. Sono risultati che oggi vogliamo gustarci, consapevoli però che su questi temi da domani dobbiamo lavorare con più decisione di prima”. “Mi auguro – ha proseguito - che questi esempi possano trainare tutto il comparto, per affrontare al meglio le sfide di una fase davvero importante. A fine mese, vorrei ricordarlo, partiranno i primi bandi del nuovo piano di sviluppo rurale: 840 milioni di euro in sette anni di risorse pubbliche rivolte in gran parte a chi produce nel segno della qualità, dell’innovazione, della sostenibilità. E’ una grande opportunità per mantenere e migliorare i nostri risultati in termini di qualità e di competitività”.

Vino: così come era avvenuto un anno fa la Toscana primeggia nelle classifiche delle più importanti guide. Oggi sono stati anticipati i risultati della Guida edita da Slow food e Gambero rosso: Il massimo punteggio dei tre bicchieri è stato attribuito a ben 65 vini toscani (10 in più del 2006) contro i 61 del Piemonte e i 28 del Friuli Venezia Giulia. Per la guida dell’Espresso, presentata ieri, è ancora la Toscana a vincere il derby del vino col Piemonte: 37 i vini giudicati con il massimo dei voti rispetto a 35.

Agriturismo: Un quinto dei nostri connazionali che decidono di far vacanza in campagna si orienta verso la Toscana. E’ quanto emerso dall’indagine di Agriturist: la nostra regione è stata nettamente prima tra le scelte degli italiani nell’estate del 2007: si sono indirizzati verso i nostri agriturismi il 18,5% degli italiani, il 9,7 invece hanno optato per la Sicilia, il 6,1 per la Sardegna.


Bistecca: Il Comitato Permanente per la Catena Alimentare dell’Unione Europea ha deciso di innalzare il divieto di utilizzo della colonna vertebrale ai soli bovini con età superiore ai 30 mesi. Se l’iter procederà speditamente a gennaio risulterà completo il ritorno della ‘Fiorentina’, dopo il suo atteso, ma parziale rientro nel gennaio 2006 (il limite era dei 24 mesi). La nuova decisione modifica quanto stabilito nel 2001 dalla Commissione Europea per l’emergenza “mucca pazza”.

“Oggi – ha detto l’assessore - possiamo festeggiare la fine dell’emergenza Bse e il ritorno a pieno titolo di una bandiera della nostra gastronomia. Un riconoscimento all’operato degli uffici regionali per superare il divieto ma, soprattutto dei nostri allevatori che nonostante le difficoltà imposte dal divieto sono riusciti a mantenere e migliorare le loro posizioni sui mercati grazie ad un costante impegno su qualità, tracciabilità e genuinità dei prodotti”.
Massimo Orlandi

FONTE: www.newsfood.com

AGRITURISMO, LAZIO QUINTA FRA LE METE PIU' GETTONATE

Il Lazio si piazza a metà classifica fra le mete preferite degli appassionati di agriturismo nell’estate del 2007. Il dato emerge da un’indagine di Agriturist (Confagricoltura) condotta da giugno a settembre sul portale dell’associazione (www.agriturist.it) dove sono state raccolte le indicazioni ‘vacanziere’ degli utenti. La destinazione più gettonata è stata la Toscana, che con le sue 3800 strutture, ha ospitato il 18,5 per cento degli agrituristi italiani. Una preferenza largamente prevalente su quelle riservate a Sicilia (9,7 per cento) e la Lombardia (7,8 per cento), rispettivamente seconda e terza nei gusti del popolo amante della natura e della buona cucina tradizionale. La classifica delle regioni più richieste nel periodo giugno-settembre 2007 prosegue con la Sardegna (6,1 per cento, indice 9,3), il Lazio (5,4 per cento, indice 12,2), la Campania (5,3 per cento, indice 7,2 ) e l’Emilia Romagna (4,9 per cento, indice 6,5).

Prendendo in considerazione i singoli mesi si registra in tutti la conferma delle prime tre scelte (Toscana, Sicilia, Lombardia) con percentuali crescenti per la Sicilia in agosto e settembre (10,4 per cento) rispetto a giugno e luglio (9,2 per cento), per la Lombardia in giugno e settembre (8,6 per cento) rispetto a luglio e agosto (7 per cento), e più ridotte in Toscana nel mese di giugno (17,7 per cento, rispetto a una media del 18,8 per cento negli altri mesi). Per quanto riguarda le posizioni successive, si evidenzia la salita della Campania al quinto posto nei mesi di agosto e settembre e la discesa al decimo posto della Sardegna nel mese di settembre. In settembre perdono posizioni le regioni scelte per motivi prevalentemente balneari e salgono le regioni che propongono mete storico-culturali o naturalistiche. Così la Calabria passa dal 4,1 per cento di agosto al 3,1, la Puglia dal 4,3 per cento al 3,1, la Sardegna dal 6,2 per cento al 4,6. Andamento inverso per la Lombardia, che passa dal 7 per cento al 9,1, il Veneto (dal 4,5 per cento al 5,7), il Piemonte (dal 4,9 per cento al 5,4), il Lazio (dal 5,4 per cento al 6,4). Sempre in settembre, richieste ridimensionate nelle Marche (dal 4,6 per cento di luglio passano al 3,9 di agosto e al 2,7 di settembre) il che fa pensare che di questa regione il pubblico percepisca ancora più il mare che il patrimonio culturale e naturalistico delle zone interne.

Diverso è stato il comportamento della domanda verso Toscana e Umbria, con percentuali simili fra luglio e settembre (rispettivamente 18,5 per cento e 4,6 per cento) intervallate da una punta nel mese di agosto (19,3 per cento e 5,3 per cento). Campania, Liguria e Abruzzo (rispettivamente 5,9 per cento, 3,9 e 3,3), pur essendo regioni con una rilevante offerta balneare, in settembre hanno sostanzialmente tenuto. Evidentemente, spiega Agriturist, la scelta è stata guidata anche da altre attrattive, come i Parchi Nazionali (del Cilento, delle Cinque Terre, d’Abruzzo Lazio e Molise, della Maiella, del Gran Sasso e Monti della Laga), le città d’arte, i paesaggi e le località caratteristiche dell’interno. Marginale, infine, la domanda degli agrituristi italiani rivolta alla montagna. Il Trentino-Alto Adige e la Valle d’Aosta si collocano, nella scala delle preferenze, al sedicesimo e diciassettesimo posto, rispettivamente con 3 per cento e 2,1 per cento. Ma, trattandosi di regioni di confine, le presenze di tedeschi e francesi hanno compensato. Lo stesso vale per il Friuli Venezia Giulia (1,8 per cento) che, con Basilicata (1,7 per cento) e Molise (1,1 per cento), occupa gli ultimi posti della graduatoria.

FONTE: www.ilvelino.it

RAPPORTO ECOTUR, L' AGRITURISMO REGISTRA INDICI PIU' ALTI


Alla fine del 2006 il numero delle aziende era vicino alle 16.000 unità.
Dal 5° Rapporto Ecotur si evidenzia che tra le varie tipologie di turismo-natura, l’agriturismo è sicuramente quello che fa registrare gli indici più alti sia riferiti alle presenze che agli introiti. Nel 2006, infatti, è ripresa in maniera netta la fase espansiva dopo un paio d’anni di stasi. Alla fine del 2006 il numero delle aziende era vicino alle 16.000 unità, con un incremento di quasi l’8% rispetto al 2005, gli arrivi 3 milioni, con un incremento dell’11%, e il fatturato globale di 950 milioni di euro.

Fonte:www.guidaviaggi.it

12 ottobre 2007

AGRITURISMO, A PARMA LA VACANZA È DOC

Il piacere del cibo, dei paesaggi, della cultura e del benessere si gustano negli Agriturismi Qualità Parma.

Ventotto strutture aderiscono al progetto, sostenuto da Camera di Commercio di Parma, Gal Soprip, Provincia di Parma e Parma Turismi.
Il Disciplinare, la Carta della Qualità e il Ricettario Storico di Alma-La Scuola Internazionale di Cucina Italiana diretta da Gualtiero Marchesi, strumenti d'eccellenza dell'iniziativa.

Luoghi di straordinaria suggestione, possibilità di entrare in contatto con la natura e con la tradizione agricola, cucina di altissimo livello; tutto secondo le linee della migliore ospitalità e seguendo standard di qualità condivisi, sempre a favore del turista. Questo è ciò che si incontra visitando le 28 strutture che hanno aderito a Agriturismi Qualità Parma un'iniziativa, sostenuta da Camera di Commercio di Parma, Gal Soprip, Provincia di Parma e Parma Turismi.

In particolare, gli operatori che hanno scelto di aderire al progetto si sono dotati di una Carta e di un Disciplinare di qualità, strumenti che garantiscono agli utenti un soggiorno all'insegna dei migliori standard di eccellenza. È così che negli agriturismi che aderiscono al progetto si incontrano cortesia, efficienza, attenzione ai clienti e trasparenza nei prezzi; rispetto delle norme igienico-sanitarie, di sicurezza, ambientali; strutture che utilizzano, promuovono e valorizzano le tipicità produttive, gastronomiche, culturali del territorio.

Entrare nel mondo di Agriturismi Qualità Parma è molto semplice: grazie al sito internet www.agriturismiqualitaparma.it è possibile vedere in anteprima le immagini delle strutture d'accoglienza, conoscerne le caratteristiche e i servizi messi a disposizione dell'ospite, oltre alle modalità di prenotazione e adesione. Uno strumento efficace per progettare i propri week-end nel verde e nel gusto.

La gastronomia, uno dei punti d'eccellenza dell'offerta di Agriturismi Qualità Parma, può contare su una partnership d'eccezione: Alma-La Scuola Internazionale di Cucina Italiana il cui rettore è Gualtiero Marchesi. Per gli agriturismi del circuito, gli chef di Alma hanno elaborato una ricerca storica sulla tradizione gastronomica del territorio di Parma e hanno proposto una selezione di ricette tradizionali che sono entrate a far parte del menu degli agriturismi del circuito. In ogni azienda che aderisce ad Agriturismi Qualità Parma, dunque, gli ospiti possono sempre trovare piatti che appartengono al prezioso ed esclusivo Ricettario Storico di Alma per Agriturismi Qualità Parma

Fonte: www.greenplanet.ne

09 ottobre 2007

AGRIETOUR - 16/ 18 NOVEMBRE 2007

Arezzo - La vacanza in campagna alla scoperta dei territori rurali dell’Italia. Tutto questo è Agri&Tour, il grande appuntamento nazionale dell’agriturismo e dell’offerta territoriale, che torna ad Arezzo dal 16 al 18 novembre. Obiettivo principale della fiera, giunta alla sesta edizione, è quello di promuovere da un
lato il territorio a vocazione agrituristica, dall'altro i servizi che gli agriturismi possono offrire in Italia. Anche per l’edizione di quest’anno sono previste molte importanti attività collaterali a partire dal convegno inaugurale con la presenza del ministro del Mipaaf Paolo De Castro. Un’occasione per presentare l’offerta agrituristica italiana a qualificati operatori internazionali provenienti da 16 paesi dell’America, dell’Europa, dell’Asia e dell’Estremo Oriente. Molte le novità per l’edizione 2007, a partire da uno spazio espositivo molto più grande grazie all’apertura di un nuovo padiglione che ospiterà i prodotti e i servizi per l’agriturismo. Particolare attenzione sarà riservata, invece, ai workshop internazionali, nucleo centrale della manifestazione, con l’incremento della presenza di buyers specializzati provenienti da tutto il mondo e interessati a scoprire le novità dell’offerta nazionale del settore. “Agri&Tour è cresciuto negli anni in maniera decisiva – afferma Mauro Patrussi, presidente del Centro promozioni e servizi – società organizzatrice del salone -, siamo sempre più convinti che solo rendendo ancora più unica l’offerta del salone potremo potenziare il ruolo di capitale dell’agriturismo che Arezzo si è conquistata grazie anche a questa importante fiera che raduna gli addetti del settore del nostro paese”.

Tra le iniziative previste il Merca&tour, uno spazio studiato all’interno della fiera dove gli agriturismi presenti potranno vendere i loro prodotti. All’interno del mercato le migliori produzioni delle campagna di tutta Italia. Ci sarà, inoltre, il campionato italiano della cucina contadina, appuntamento al quale, nelle scorse edizioni, hanno partecipato in molti. In questa edizione il campionato assumerà ancora più valore dal punto di vista della comunicazione, con una giura specializzata, composta da famosi chef e da giornalisti rappresentanti di testate di notevole rilevanza e la presenza di emittenti radiofoniche e tv nazionali. Tra gli appuntamenti anche la promozione di pacchetti speciali “Agri&Tour”: le aziende presenti in fiera e contraddistinti da un marchio speciale promuoveranno dei pacchetti vacanza per Natale e per la primavera a un prezzo speciale, solo per i visitatori della manifestazione. Nel corso della tre giorni, in collaborazione con Anagritur, con Enti pubblici e organismi competenti, saranno organizzati master di aggiornamento e approfondimento su tematiche che riguardano l’agriturismo in tutti i suoi aspetti. “Obiettivo di Agri&Tour – afferma Carlo Hausmann di Anagritur – è quello di mostrare in modo pratico e completo i temi e le offerte del settore, ma con un occhio aperto sul mercato che vede nell'agriturismo la presenza di un pubblico selezionato e che mira a un’offerta particolare e personale”. E per il pubblico...potrà visitare la fiera in tutte e tre i giorni della manifestazione e avrà la possibilità di contattare gli espositori e valutare le varie opportunità di soggiorno e turismo. E ancora, degustare e acquistare i prodotti tipici della campagna in apposite aree del salone e partecipare alle varie attività dimostrative degli espositori presenti.

Fonte: www.ilvelino.it

FRIULI VENEZIA GIULIA - CONSIGLIO REGIONALE APPROVATA LEGGE AGRITURISMO

L'Aula ha approvato con 25 sí del centrosinistra e 16 voti di astensione (centrodestra e Panontin del Gruppo Misto) la legge che porta modificazioni e integrazioni alla disciplina dell'agriturismo (LR 25 del 1996). Nel corso dell'esame dell'articolato l'Assemblea ha accolto un emendamento aggiuntivo, presentato dai relatori Disetti, Galasso e Venier Romano, che introduce un articolo che prevede interventi urgenti a favore delle imprese agricole in difficoltà nel settore zootecnico. Accolto pure un emendamento aggiuntivo, a firma Disetti-Petris, che all'articolo 23 (norme finanziarie) introduce una specificazione normativa riguardante il gradese. Nelle dichiarazioni di voto, Galasso ha confermato l'astensione di Forza Italia sottolineando che "il provvedimento raggiunge un punto di equilibrio". Ciriani, pur riconoscendo alcuni aspetti di aggiustamento introdotti, ha motivato l'astensione di An con la preoccupazione che si vada a un "progressivo snaturamento dell'attività agrituristica sempre piú assimilabile alle altre attività di ristorazione". Venier Romanao, per l'Udc, pur considerando buono il provvedimento nel complesso e rallegrandosi per l'accoglimento dell'emendamento inerente le imprese zootecniche in difficoltà, ha confermato l'astensione per "l'ostinazione" a non accogliere un suo emendamento circa le attività da considerare agrituristiche, che metteva la legge in sicurezza dal rischio di essere impugnata.

Il voto favorevole della maggioranza era stato annunciato invece da Disetti (Margh-PD) secondo il quale il testo, pur non essendo una legge quadro, precisa e facilita lo sviluppo del settore, e da Fortuna Drossi (Citt) che ha accolto con molto favore il testo che va a perfezionare un settore dove ci sono spunti di qualità, ma che nelle guide nazionali spesso non è contemplato, forse perché non sono definiti chiaramente i criteri di qualità a livello di associazione. E al proposito ha auspicato un regolamento che possa indurre l'aumento del livello qualitativo dell'agriturismo e al rispetto degli aspetti paesaggistici connessi (red).

Fonte: asgmedia

PIOGGIA DI CRITICHE AL DDL REGIONALE SUGLI AGRITURISMO

LIGURIA. Numero di posti letto illimitato, permesso di costruzione di nuovi edifici e rinvio di varie questioni fondamentali ad un regolamento di attuazione: su questi punti si concrentrano le critiche mosse da ambientalisti, albergatori, Coldiretti e Confagricoltura al nuovo disegno di legge regionale della Liguria sull’agriturismo.
Solo la Confederazione Italiana Agricoltori, la Cia, tradizionalmente su posizioni di sinistra, difende il provvedimento. “Stabilendo che gli agriturismi vanno in nuovi stabili si abbandona l’entroterra - ha detto il presidente regionale e vice-presidente nazionale di Agriturist, Cosimo Melacca - i posti letto possono essere portati da 28 a 30, ma non illimitati perché le strutture non devono diventare alberghi. Ci rivolgeremo al consiglio regionale ma anche a Rutelli”.

Alle proteste contro il disegno di legge regionale si sono uniti anche gli ambientalisti. Patrizia Terribile di Legambiente ligure, settore turismo ha aggiunto: “non abbiamo bisogno di nuove gettate di cemento”. La posizione di Agriturist e Legambiente, è condivisa da Confagricoltura Liguria, Wwf, Italia Nostra, il Comitato nazionale del paesaggio, Terra Nostra, Coldiretti Liguria e Federalberghi. Invece la Confederazione italiana agricoltori guarda positivamente al disegno di legge regionale sull’agriturismo.

“Il disegno va discusso - ha detto il presidente regionale Cia, Ivano Moscamora, a margine di una conferenza stampa per presentare la prima giornata nazionale dell’agriturismo promossa dalla sua associazione - si prevede un regolamento d’attuazione che credo sia una semplificazione amministrativa”. Quanto al numero dei posti letto: “la dimensione è un concetto superato - ha detto Moscamora - piuttosto bisogna rimarcare che l’agriturismo ha come attività prevalente l’agricoltura”. Moscamora propone alla regione di normare la produzione agricola in rapporto con i pasti somministrati, aumentando la quota di materia prima prodotta dall’azienda o da aziende limitrofe sul territorio.

Fonte: www.ivg.it

03 maggio 2007

AGRITURISMO, SEI LA MIA PASSIONE

Mangiare sano, contatto con la natura, ma anche prezzi molto contenuti, sono gli ingredienti di questo vero e proprio boom delle aziende agrituristiche in Italia. Chi preferisce trascorrere le proprie ferie in agriturismo è amante delle passeggiate e rifugge la confusione della spiagge. Infatti la metà delle fattorie si trova in collina.

ROMA - Aumentano le aziende agrituristiche in Italia con un incremento di 1.310 unità (+9,3%) rispetto all’anno precedente. L’istat rende disponibili i principali risultati della rilevazione sull’agriturismo con riferimento al 31 dicembre 2005. La rilevazione riguarda tutte le aziende agricole autorizzate all’esercizio di una o più tipologie di attività agrituristica (alloggio, ristorazione, degustazione
e altre attività). In solo sette anni, dal 1998 al 2005, le aziende agrituristiche in complesso crescono da 9.718 a 15.327 unità (+57,7%). In particolare le autorizzazioni all’alloggio, ristorazione e altre attività (equitazione, escursionismo, osservazioni naturalistiche, trekking, mountain bike, corsi, sport, varie) risultano in crescita, rispettivamente di 1.018 (+8,8%), 368 (+5,4%) e 515 unità (+6,3%). L’alloggio e la ristorazione si confermano come le principali attività agrituristiche, spesso arricchite dalla degustazione e dalle altre attività.

Mete ambite la collina e la montagna

Oltre la metà delle aziende si trova in collina e più di un terzo in montagna, mentre solo il 13% è situato in pianura. Il 45.7% del totale delle aziende lo troviamo al Nord, il 35,0% nel Centro e il restante 19,3% nel Mezzogiorno. Le regioni dove è presente una maggiore diffusione capillare di queste strutture sono sicuramente la Toscana e l’Alto Adice. In toscana troviamo ben 3.527 strutture mentre in Alto Adice sono 2.639. Il 65,9% delle aziende (10.093 unità) viene gestito da uomini anche se risulta in incremento rispetto, all’anno precedente, l’incidenza delle donne che gestiscono le strutture agrituristiche. Anche in questo settore fa da protagonista la Toscana dove le donne gestiscono ben 1.406 agriturismi, pari al 26,9% di quelli complessivamente diretti dalle conduttrici in Italia. Viceversa, in Molise sono appena 38 le aziende agrituristiche condotte dalle donne.
L’agriturismo costituisce una realtà tipicamente italiana in quanto parte integrante delle attività agricole; tale caratteristica lo differenzia dal turismo rurale, diffuso negli altri Paesi europei. Lo stretto legame fra l’attività agrituristica e la gestione complessiva dell’azienda agricola qualificano il settore come una risorsa fondamentale della realtà agricola, rurale e turistica del Paese.

di
Roberta Russo da www.globalpress.it

L’ISTAT LO CONFERMA, L’AGRITURISMO E’ UN SETTORE IN CRESCITA

Al 31 dicembre 2005 le aziende agricole autorizzate all’esercizio dell’agriturismo ammontano a 15.327, con un incremento di 1.310 unità (+9,3 per cento) rispetto all’anno precedente. In particolare, le autorizzazioni all’alloggio, ristorazione e altre attività (equitazione, escursionismo, osservazioni naturalistiche, trekking, mountain bike, corsi, sport, varie) risultano in crescita, rispettivamente di 1.018 (+8,8 per cento), 368 (+5,4 per cento) e 515 unità (+6,3 per cento); viceversa, le autorizzazioni alla degustazione calano di 195 unità (-7,1 per cento)”. Lo rende noto un comunicato dell’Istat.
Oltre la metà delle aziende è ubicata in collina (50,6 per cento) e più di un terzo in montagna (35,8 per cento); appena il 13,6 per cento è situato in pianura. Il 45,7 per cento del totale degli agriturismi si concentra nel Nord del paese, il 35 per cento nel Centro e il restante 19,3 per cento nel Mezzogiorno. In particolare, nelle regioni centrali risulta localizzato il 40,9 per cento delle aziende con alloggio, il 22,1 per cento di quelle con ristorazione, il 55,9 per cento degli agriturismi con degustazione e il 42,6 per cento di quelli con altre attività. Complessivamente, si conferma una presenza di agriturismi capillarmente diffusa e storicamente radicata in Toscana e Alto Adige, ove sono localizzate, rispettivamente, 3.527 e 2.639 aziende. L’attività agrituristica presenta dimensioni significative anche in Veneto, Umbria, Lombardia, Piemonte, Campania, Emilia-Romagna e Sardegna. Il 65,9 per cento delle aziende (10.093 unità) viene gestito da uomini e il restante 34,1 per cento (5.234 unità) da donne; rispetto all’anno precedente l’incidenza delle conduttrici rileva un incremento dello 0,4 per cento.

Consistenza e localizzazione delle aziende
Rispetto all’anno precedente, nel corso del 2005 le aziende agrituristiche aumentano in misura diversa nelle varie ripartizioni territoriali. Nelle regioni settentrionali, la crescita (+586 unità, pari a +9,1 per cento) assume carattere generalizzato con andamenti particolarmente consistenti in Piemonte (+146 unità, pari a +22,8 per cento), Veneto (+127 unità, pari a +14,4 per cento) e Trentino Alto-Adige (+96 unità, pari a +3,5 per cento). Nelle regioni centrali si riscontra un aumento complessivo di 636 unità (+13,4 per cento). In particolare, gli incrementi maggiori riguardano la Toscana (+327 unità, pari a +10,2 per cento) e l’Umbria (+234 unità, pari a +35,7 per cento); aumenti più contenuti si registrano nelle Marche (+43 unità, pari a +8,9 per cento) e nel Lazio (+32 unità, pari a +8,2 per cento). Nel Mezzogiorno gli agriturismi salgono da 2.881 a 2.969 (+88 unità, pari a +3,1 per cento). Nel Sud gli incrementi maggiori sono localizzati in Campania (+77 unità, pari a +12,2 per cento) e Calabria (+14 unità, pari a +4,7 per cento); gli unici cali riguardano l’Abruzzo e la Basilicata (rispettivamente -67 e -10 unità). Nelle Isole, le aziende sarde e siciliane aumentano rispettivamente di 40 (+7 per cento) e 26 unità (+8,2 per cento). Anche se il ritmo di crescita risulta differenziato sul piano territoriale, la presenza degli agriturismi nelle regioni centro-meridionali si conferma al 54,3 per cento del totale nazionale, come nel precedente biennio 2003-2004, a fronte del 45,7 per cento di quelle settentrionali. L’analisi dei dati per zona altimetrica denota la netta prevalenza delle aziende montane e collinari rispetto a quelle localizzate nelle aree pianeggianti. Oltre la metà degli agriturismi è ubicata in collina (50,6 per cento) e più di un terzo in montagna (35,8 per cento); il restante 13,6 per cento si trova in pianura. I dati evidenziano quindi la peculiarità dell’agriturismo nelle aree montane e collinari, ove esso contribuisce al mantenimento e allo sviluppo sia della presenza umana sia dell’attività agricola in zone spesso svantaggiate.

Alloggio
La ricettività autorizzata degli agriturismi risulta in crescita sia per il numero di aziende ospitanti sia per i posti letto a disposizione e le piazzole di sosta. Complessivamente, le aziende autorizzate all’alloggio sono 12.593 (82,2 per cento del totale nazionale degli agriturismi); rispetto al 2004, l’aumento è di 1.018 unità (+8,8 per cento). I posti letto autorizzati sono 150,9 mila (+7,2 per cento rispetto al 2004). Esaminando i dati a livello territoriale, si rileva che l’aumento delle aziende riguarda tutte le ripartizioni, ad eccezione del Sud. In particolare, si registra un incremento sia nel Nord-ovest (+139 unità, pari a +12 per cento) sia nel Nord-est (+262 unità, pari a +7,6 per cento), a fronte di un maggior aumento nel Centro (+625 aziende, pari a +13,8 per cento) e di una minore crescita nelle Isole (+56 unità, pari a +7,8 per cento); l’unico leggero calo si registra nel Sud (-64 aziende, pari a -3,7 per cento). La rilevazione conferma come l’asse dell’ospitalità agrituristica si sia spostato dal Nord-est verso il Centro-sud, che detiene il 60,4 per cento del totale nazionale degli alloggi autorizzati e il 64,5 per cento dei posti letto. L’analisi dei dati evidenzia le relazioni esistenti fra l’alloggio e le altre attività agrituristiche. Fra le aziende che ospitano, 3.009 unità (pari al 23,9 per cento del totale) risultano autorizzate al solo alloggio, mentre altre 4.923 (39,1 per cento) abbinano l’ospitalità alla ristorazione; 2.232 aziende (17,7 per cento) combinano l’ospitalità con la degustazione e, infine, 7.630 agriturismi (60,6 per cento) arricchiscono l’offerta di alloggio con altre attività (equitazione, escursionismo, sport, corsi, ecc.). I dati rilevati confermano la tendenza delle aziende ad offrire pacchetti completi di proposte, contenenti servizi differenziati, diretti a meglio qualificare l’attività agrituristica legata al territorio in cui è ubicata l’azienda, finalizzati a fidelizzare i clienti e ad incrementare il numero degli ospiti. Gli alloggi agrituristici vengono inoltre analizzati per tipo di servizio: solo pernottamento; pernottamento e prima colazione; mezza pensione e pensione completa. La maggior parte delle aziende autorizzate all’alloggio (6.620 unità, pari al 52,6 per cento del totale nazionale) offre il solo pernottamento, mentre il 14,5 per cento unisce al pernottamento anche la prima colazione; il 28,4 per cento offre pensione completa e il 15,3 per cento propone la mezza pensione. In base alla tipologia di alloggio prevalente si possono distinguere talune specializzazioni regionali: nel Trentino-Alto Adige è largamente diffuso il solo pernottamento (2.312 unità, pari al 92,1 per cento del totale regionale), in Toscana circa un terzo delle aziende offre anche la prima colazione (971 unità, pari al 27,7 per cento), in Liguria prevale la mezza pensione (121 unità, pari al 47,1 per cento), mentre la pensione completa è più rappresentata in Campania (411 alloggi, pari al 77,8 per cento). Fra le caratteristiche dell’alloggio, l’indagine rileva anche il numero delle piazzole di sosta autorizzate per l’agricampeggio. Complessivamente, risultano autorizzati 5.826 spiazzi attrezzati distribuiti in 19 regioni (le piazzole sono assenti in Valle d’Aosta), concentrati principalmente nelle aree meridionali; rispetto all’anno precedente si registra un incremento di 440 piazzole (+8,2 per cento). I posti letto autorizzati si trovano in camere situate in abitazioni sia comuni o non indipendenti sia indipendenti; la tipologia delle abitazioni non indipendenti, che è la più diffusa, riguarda 7.794 aziende autorizzate per un totale di 84.137 posti letto, con una media per azienda di 10,8 posti (+0,1 rispetto all’anno precedente).
Rispetto al 2004, le aziende che ospitano gli agrituristi in abitazioni non indipendenti risultano in crescita di 216 unità (+2,9 per cento) e di 3.356 posti letto (+4,2 per cento). Gli incrementi maggiori, sia per le aziende sia per i posti letto, sono concentrati in Umbria (+146 unità e +1.181 posti letto) e in Piemonte (+100 aziende e +1.360 posti letto). Viceversa in Toscana dove si rileva una diminuzione (-219 unità e -1.645 posti letto); riduzioni meno significative si riscontrano anche in Abruzzo (-63 aziende e -807 posti letto) e Campania (-60 aziende e -1.066 posti letto). In generale, i cali registrati nel Centro-sud vengono largamente compensati dall’aumento delle aziende con alloggi in abitazioni indipendenti. Gli agriturismi che ospitano in abitazioni indipendenti sono 6.298 e risultano autorizzati per 66.719 posti letto; la media di posti letto per azienda è pari a 10,6 (+0,1 rispetto al 2004). Rispetto all’anno precedente, si registra un incremento di 581 unità (+10,2 per cento) e di 6.815 posti letto (+11,4 per cento). Le aziende che ospitano in abitazioni indipendenti registrano il maggior incremento nel Centro passando da 3.157 a 3.535 (+378 unità, pari a +12 per cento), mentre risultano in lieve aumento nel Nord (+122 unità, pari a +5,5 per cento) e nel Mezzogiorno (+81 unità, pari a +22,5 per cento). L’esame dei posti letto in abitazioni indipendenti evidenzia una leggera crescita nel Nord (+1.248 posti, pari a +6,8 per cento) e nel Mezzogiorno (+0,7 mila posti, pari a +18,1 per cento); anche in questo caso l’incremento più consistente si verifica nel Centro dove i posti letto aumentano di 4.893 unità (+12,9 per cento). L’analisi complessiva dei dati sulla ricettività conferma la tendenza allo spostamento dell’asse agrituristico che, pur restando fortemente radicato nel Nord-est, specialmente in Alto Adige, tende ad aumentare relativamente di più nel Centro-sud, soprattutto in Toscana e Umbria.

Ristorazione
Nel corso del 2005, cresce la ristorazione agrituristica sia per numero di aziende con ristoro sia per numero di posti a sedere. Le aziende autorizzate alla ristorazione sono 7.201 pari al 47,0 per cento del totale degli agriturismi (+368 unità, pari al +5,4 per cento); si tratta di una crescita significativa anche se più contenuta di quella riscontrata per l’autorizzazione all’alloggio. Fatta eccezione per il Sud, l’aumento riguarda tutte le ripartizioni; in particolare, la crescita risulta equamente distribuita fra il Nord (+190 unità, pari a +6 per cento) e il Centro (+192 aziende, pari a +13,8 per cento); viceversa, nel Mezzogiorno si registra un calo di 14 aziende (-0,6 per cento). A livello regionale, gli incrementi più elevati riguardano la Toscana (+98 unità, pari a +14,8 per cento), l’Emilia-Romagna (+64 unità, pari a +13,5 per cento) e l’Umbria (+49 unità, pari a +24,4 per cento). In linea con quanto registrato per l’alloggio, la ristorazione, pur migliorando le proprie posizioni nelle regioni settentrionali e nonostante la battuta d’arresto del Mezzogiorno, è maggiormente presente nelle regioni centro-meridionali ove è ubicato il 53,1 per cento delle aziende ristoratrici. L’esame dei dati consente di studiare i rapporti intercorrenti fra le aziende che, all’attività di ristorazione, abbinano l’alloggio, la degustazione e le altre attività agrituristiche. Fra le aziende ristoratrici, 1.386 unità (19,2 per cento del totale) sono autorizzate unicamente alla ristorazione, mentre altre 4.923 (68,4 per cento) svolgono contemporaneamente anche attività di alloggio; 1.485 aziende (20,6 per cento) arricchiscono la ristorazione con la degustazione e, infine, oltre la metà delle aziende (3.910 unità, pari al 54,3 per cento del totale) completano l’offerta della ristorazione con l’esercizio di altre attività (equitazione, escursionismo, sport, corsi, ecc.).
Rispetto all’anno precedente, aumentano sia le aziende autorizzate unicamente alla ristorazione sia quelle che uniscono la ristorazione all’alloggio; viceversa si riducono gli agriturismi, che combinano la ristorazione con la degustazione o con le altre attività. Pertanto, da un lato si assiste ad una maggior specializzazione nella ristorazione esclusiva e dall’altro si verifica un incremento dell’offerta agrituristica che, combinando la ristorazione con l’alloggio, aumenta l’offerta della mezza pensione e della pensione completa. La sola ristorazione è più diffusa in Trentino-Alto Adige, Lombardia, Veneto e Friuli-Venezia Giulia dove è ubicato ben il 62,6 per cento delle aziende autorizzate unicamente alla ristorazione; viceversa, tale tipologia risulta del tutto assente in Valle d’Aosta, Toscana, Umbria e Puglia. Gli abbinamenti della ristorazione con l’alloggio e le altre attività, pur presenti in tutte le regioni, risultano maggiormente diffusi in Toscana, Emilia-Romagna, Campania e Sardegna. La rilevazione raccoglie informazioni anche sulla numerosità dei posti a sedere autorizzati. Complessivamente, le 7.201 aziende del settore dispongono di 277,9 mila posti a sedere, di cui il49,2 per cento relativo ad aziende ubicate nelle regioni settentrionali e il 50,8 per cento in quelle centro-meridionali. La media nazionale di posti a sedere per azienda autorizzata alla ristorazione è pari a 38,6 e varia fra i 14,8 posti della Toscana e i 73,4 della Sardegna. Nel Nord, le regioni con più posti a sedere autorizzati sono Veneto, Lombardia e Piemonte, rispettivamente con 34.178, 28.276 e 23.873 posti. Nel Centro, i posti a sedere sono presenti soprattutto nel Lazio e nelle Marche ove risultano pari rispettivamente a 13,6 mila e 11,8 mila. Nel Mezzogiorno, le consistenze più elevate si riscontrano in Sardegna, Campania e Sicilia (rispettivamente 40.231, 18.945 e 14.065 posti).

Degustazione
La degustazione consiste nell’assaggio di prodotti agricoli e agroalimentari che non assume le caratteristiche proprie di un pasto o spuntino। Essa rappresenta un arricchimento dell’offerta aziendale che bene si inserisce nel circuito di ristorazione-alloggio mediante il consumo in loco di prodotti agricoli e agroalimentari di origine aziendale. L’autorizzazione alla degustazione non è prevista nella provincia di Bolzano, in Liguria, in Emilia-Romagna, nelle Marche, nel Lazio e in Sardegna. Le aziende espressamente autorizzate alla degustazione sono 2.542, pari al 16,6 per cento degli agriturismi in complesso (-195 unità, pari a -7,1 per cento rispetto al 2004). L’incremento registrato nelle regioni centrali (+106 aziende, pari a +8,1 per cento) compensa solo parzialmente le riduzioni riscontrate sia nel Nord (-93 unità, pari a -12,0 per cento) sia nel Mezzogiorno (-208 aziende, pari a -32,0 per cento). Gli incrementi regionali più consistenti si rilevano in Toscana (+66 unità, pari a +6,0 per cento) e Veneto (+44 unità, pari a +12,5 per cento); queste regioni, insieme a Campania, Umbria e Piemonte, rappresentano le aree in cui la degustazione è più diffusa. L’analisi dei risultati permette di esaminare i rapporti intercorrenti fra gli agriturismi che, assieme alla degustazione, offrono alloggio, ristorazione e altre attività. Fra le aziende che esercitano la degustazione, appena 81 unità (pari all’3,2 per cento del totale) sono autorizzate alla sola degustazione, mentre la quasi totalità (2.232 unità, pari all’87,8 per cento) svolge contemporaneamente anche l’ospitalità; 1.485 aziende (58,4 per cento) arricchiscono la degustazione con la ristorazione. Infine, 1.847 agriturismi (72,7 per cento) completano l’offerta della degustazione con l’esercizio di altre attività (equitazione, escursionismo, sport, corsi, ecc.). L’offerta della degustazione in combinazione con le altre tipologie agrituristiche risulta più diffusa in Toscana, Veneto, Campania, Umbria e Piemonte.

di C. S. www.teatronaturale.it

27 marzo 2007

IL TURISMO ITALIANO FUORI MERCATO

LIVORNO. L’Italia è numericamente una potenza turistica, ma ha servizi mediocri e sta perdendo colpi nella classifica mondiale della competitività in campo turistico resa nota dal World economic forum, lo stesso che organizza il summit mondiale sull´economia a Davos. Al top del rapporto qualità prezzo del travel & tourism (T&T) troviamo una sorprendente Svizzera, seguita da due altri paesi di lingua tedesca: Austria e Germania. Tre tra i paesi più ricchi del mondo che probabilmente devono questa classifica anche agli alti redditi interni, oltre che ad un elevato standard qualitativo delle attività e dei servizi turistici. Islanda, Usa, Hong Kong, Canada, Singapore, Lussemburgo e Gran Bretagna completano la lista dei primi 10.«Il nostro studio non è un concorso di bellezza, o una dichiarazione sulle attrattive circa di un Paese – spiega Jennifer Blanke, Senior Economist of the World Economic Forum’s Global Competitiveness Network. Al contrario, miriamo a misurare i fattori che rendono i singoli Paesi attraenti per sviluppare l´industria turistica ed i viaggi. I primi posti di Svizzera, Austria, Germania, Hong Kong e Singapore dimostrano l´importanza del business di appoggio e di strutture regolatrici, accoppiate ad infrastrutture turistiche e dei trasporti di livello mondiale e ad un impegno per consolidare le risorse naturali ed umane e per la promozione dell´ambiente che è un’attrattiva per viaggi e turismo». La classifica si basa sugli arrivi e sull’indice competitività turistica (Ttci) per 124 paesi, escludendo così un’ottantina di Stati che non sono stati nemmeno presi in considerazione, e combina i dati di istituzioni internazionali, esperti e i risultati di sondaggi di opinione. Il Ttci misura i fattori e le politiche che rendono attraenti i diversi paesi per sviluppare il settore di T&T ed è composto da 13 voci: Norme politiche e regolamenti; regolamenti ambientali; salute e sicurezza; medicina e igiene del lavoro; priorità di viaggi e turismo; infrastrutture del trasporto aereo; infrastrutture del trasporto terrestre; infrastrutture turistiche; informazioni ed infrastrutture tecnologiche di comunicazione; competitività dei prezzi; capitale umano; percezione nazionale del turismo; risorse naturali e culturaliA quanto pare il livello di qualità e competitività turistica è inversamente proporzionale alla povertà del paese: ultimo in classifica è il Chad, dove il turista più che trovare servizi di qualità rischia di essere rapito da una qualche fazione guerrigliera dell’infinita guerra civile.Un assunto che sembra confermato dalla presenza davanti all’Italia di paesi pieni di petrodollari come Norvegia e Emirati arabi che puntano su due tipi di turismo diversi: uno sulle bellezze naturalistiche dei fiordi e dell’Artico, l’altro sul turismo delle zone franche e del consumismo di lusso, dei grandi alberghi su isole artificiali. E anche il turismo di due città-stato come Hong Kong e Singapore ha certamente poco a che fare con l’offerta di storia, arte, paesaggi, natura e cultura che offre la vecchia Europa mediterranea. Così come dalla classifica sembra essere completamente ignorato il turismo delle seconde case e degli agriturismi che in Italia ha una fortissima incidenza.Ma il confronto ricchi/poveri non spiega il fenomeno Italia, visto che siamo superati anche da piccoli paesi non certo ricchissimi come Israele e la postsovietica Estonia.L’Italia pare fortemente penalizzata da una scarsa competitività dei prezzi, da un mercato del lavoro poco flessibile (114esima posizione) - che non si capisce però come possa essere spinto oltre in un settore contraddistinto da una fortissima stagionalità - da manodopera poco qualificata (98esimo posto) e dalla marginalità del settore nelle politiche pubbliche. Inoltre per il World Economic Forum la tassazione sarebbe troppo alta (120esimo posto) e «la competitività del paese è limitata da diversi punti di debolezza tra i quali spicca il fatto che l´Italia non incoraggia a sufficienza gli investimenti dall´estero». Scarsa l’attenzione politica per il settore (60esimo posto) e la nostra legislazione è considerata troppo vincolante per gli stranieri (70° posto), ma questo fa a pugni con il primato della Svizzera dove in alcune aree turistiche agli stranieri è addirittura proibito acquistare e costruire. Ma il vero tallone d’achille del turismo italiano e tutto delle imprese: i prezzi sono troppo alti per la qualità offerta: siamo al 116° posto su 124, peggio del carissimo dal Giappone (107), ma anche qualche gradino sotto ai nostri principali competitori mediterranei: Spagna (105), Turchia (86), Croazia (96) Tunisia (23) Egitto (5). Non va bene nemmeno per gli interventi pubblici per favorire il turismo sostenibile dove sprofondiamo al 116esimo posto. A salvarci sarebbero solo il turismo storico-culturale e il primato del nostro paese che comprende 45 siti Unisco patrimonio dell´umanità, l’igiene, dove siamo al quinto posto, e le infrastrutture turistiche vere e proprie dove siamo all’ottavo posto all’inseguimento di Austria, Spagna. Usa e Cipro.

fonte: greenreport.it

LA PROVINCIA PRESENTA I DATI DEL TURISMO PER LA STAGIONE 2006

Aumentano i turisti in provincia di Grosseto: oltre 7 per cento in più rispetto alla stagione 2005 Sulla scia del successo turistico della Toscana, così come è emerso anche dalla Borsa Internazionale del Turismo di Milano, i risultati della stagione 2006 in provincia di Grosseto sono più che positivi. Si è registrato, infatti, un aumento di oltre il 7 per cento (+5.8 per cento gli arrivi; +7.5 per cento le presenze, intendendo per presenze il numero degli arrivi moltiplicato per i giorni di permanenza). Tradotto in numeri assoluti significa 1.084.462 arrivi e 5.733.226 presenze. Queste sono le cifre ufficiali, quelle elaborate dagli uffici della Provincia sulla base dei dati trasmessi dalle strutture ricettive, alberghi, campeggi, residence, case vacanze, agriturismi, ecc. Ne resta fuori, di conseguenza, tutto il mercato delle seconde case e tutto il sommerso, che rappresentano comunque una fetta significativa delle presenze in Maremma. "Un dato estremamente importante - commenta l'assessore al Turismo, Cinzia Tacconi - che conferma il trend di crescita del turismo in provincia di Grosseto. Le difficoltà che ancora ci sono, tuttavia, devono essere di stimolo per recuperare capacità competitiva, attraverso un nuovo modello di organizzazione del prodotto turistico, una continua qualificazione dell'offerta, un ampliamento dei servizi integrativi, un maggiore impegno per promozione e commercializzazione. La domanda è ancora caratterizzata dalla forte stagionalità, con l'80 per cento delle presenze concentrate tra giugno e settembre. E infatti la parola d'ordine è destagionalizzare da una parte, aumentare la competitività dall'altra. Infatti, per la stagione 2006, accanto alle luci ci sono delle ombre: è vero che sono aumentati arrivi e presenze, ma in molte aziende non è aumentato il fatturato. Sicuramente - conclude - su questo ha influito una ridotta capacità di spesa e la diminuzione nella richiesta di servizi aggiuntivi, ma dobbiamo indagare anche su altri motivi". Un dato, tuttavia, è estremamente importante perché in inversione di tendenza rispetto allo scorso anno: le strutture alberghiere hanno fatto registrare un incremento di 10 punti percentuali, passando da una media di - 2.02 per cento nel 2005 a + 8.9 per cento nel 2006. Da un'analisi più approfondita emerge che gli alberghi di categorie più basse, a 1 o 2 stelle, registrano ancora difficoltà: il dato disaggregato indica, infatti un aumento del 14.23 per cento nelle strutture a 4 e 5 stelle, ma una diminuzione dello 0.68 per i tre stelle, - 0.61 per cento per gli alberghi a 1 o 2 stelle. La parte del leone la fanno le residenze turistico alberghiere che registrano un aumento medio del 21.63 per cento. Per quanto riguarda la durata media della vacanza, è di 5,29 giorni, leggermente in crescita rispetto allo stesso periodo del 2005 (5,24). Le località balneari incidono per l'82,67 per cento, seguono arte o affari (8,58 per cento), il turismo termale (4,33 per cento), quello di montagna (2,64 per cento in calo rispetto al dato 2005) e infine le località di campagna e collina con l'1,78 per cento in lieve crescita rispetto ai dati dello stesso periodo dell'anno precedente. Il 2006 è inoltre l'anno di una forte crescita della domanda straniera, che supera l'8 per cento medio di incremento, dopo la brusca diminuzione del 2004.

fonte: Provincia di Grosseto

IL TURISMO TORNA A CRESCERE

Il barometro del turismo a Ferrara torna a segnare bel tempo. Dopo una lieve flessione riscontrata nel 2005 a seguito di otto anni di costanti incrementi, i dati 2006 indicano una significativa ripresa con oltre 366mila presenze. Tale da indurre il sindaco Sateriale a considerare “dissipati i timori” e confermata l’attrattiva esercitata da Ferrara sul turismo di qualità.

Di più: “L’aumento significativo dei visitatori italiani (252.800 con un 7,1 di variazione percentuale, ndr), i cui flussi sono dinamici e tendenzialmente orientati dagli eventi, mostrano il gradimento per un’offerta culturale che anno dopo anno si arricchisce e si diversifica, anche nei tradizionali mesi di stanca”. Il riferimento, fra gli altri, è al Balloons festival, alla notte bianca del solstizio d’estate e all’incendio del Castello che anima il Capodanno estense.



I dati registrati nel 2006 sono indubbiamente postivi “specie se riferiti a un contesto di generali difficoltà economiche”, ha osservato anche l’assessore al Turismo, Davide Stabellini. Si coglie infatti un incremento del 5,6% nelle presenze e del 4,5% negli arrivi. Con un’anomalia rispetto agli anni passati: l’incremento più consistente è nei mesi di novembre e dicembre, mentre anche settembre dimostra buona tenuta. Per Stabellini “il turismo, con le sue 350 mila presenze annuali ormai consolidate, si conferma un volano economico importante per questa città”. Anche le strutture ricettive, che assommano complessivamente 3.160 posti letto, beneficiano del positivo trend registrato, con il già segnalato aumento di italiani, ma anche di stranieri, sia pure più contenuto (2,5%).
Nelle strutture extralberghiere il calo di stranieri (-3,5%) è compensato dal boom di italiani (+9,4%), con un complessivo 5,2% per le presenze e un +1,4% per gli arrivi.

Le strutture più costose registrano una sostanziale stagnazione (+1,5%), mentre sensibile è l’aumento registrato dai 3 stelle (forti anche della presenza
di una nuova, capiente struttura), con un +12,4%. Molto buono risulta il trend per gli affittacamere (+6,8%), ove appare superata la diffidenza degli italiani che hanno potuto riscontrare come si tratti di strutture accoglienti e spesso economiche. Un incremento da record (181%, che in termini assoluti significa 8.313 presenze totali di cui quasi 5.400 in più del 2005), in linea con l’andamento nazionale, si riscontra negli agriturismi, a testimonianza della tendenza crescente verso un turismo attento al portafoglio e alla natura. Buono anche il bilancio dei campeggi, dove il lieve calo di stranieri è ampiamente compensato dall’aumento di italiani. Ottima anche la performance dell’ostello, che dalla riapertura di agosto a fine anno ha annoverato 1745 presenze.

Un forte calo (-17,1%) si evidenzia invece nei bed and breakfast. Il tempo stabilirà se ritratta di un episodio o di una tendenza.

fonte: (estense.com) Ferrara

AGRITURISMI, ORMAI E' BUSINESS

PAVIA. L’agricoltura alla ricerca di una nuova identità. Competenze da valorizzare, prodotti che costituiscono un patrimonio e non un disvalore. In una provincia, come la nostra, dove la specializzazione agricola è sempre stata fortemente marcata, la crisi del comparto non poteva che spingere gli imprenditori verso nuovo idee. Un nuovo percorso di sviluppo che ha portato nel giro di pochi ad un vero e proprio boom degli agriturismi. Quasi 150 se ne contano in tutta la provincia. A fare la parte del leone è l’Oltrepo, con 108 aziende, il Pavese ne conta 20, mentre 21 sono in Lomellina. Dal 1992, data di entrata in vigore della legge regionale di disciplina dell’agriturismo, a oggi per il fenomeno agrituristico è stato un crescendo in provincia di Pavia.Un trend che ha sempre conosciuto segnali positivi e che si è incrementato ancora di più negli ultimi sei anni, con l’entrata in vigore del Piano di Sviluppo rurale che ha finanziato, attraverso contributi in conto capitale, investimenti strutturali finalizzati alla attività agrituristica con l’obiettivo di creare a favore delle imprese agricole nuove opportunità di occupazione, ma anche di valorizzare la cultura e il nostro patrimonio rurale.


Attraverso l’attività agrituristica, appunto.Un fare impresa da leggersi in termini di ricettività, di ospitalità rurale, di attività di ristorazione, di organizzazione di attività ricreative e culturali all’interno di aziende agricole. La Regione Lombardia è una forte sostenitrice di questa politica. E i risultati si leggono dai numeri che contano sul territorio lombardo circa mille aziende contro le 300 del 1995.Il Piano di Sviluppo rurale regionale ha erogato ben 13 milioni di euro. Andando a finanziare progetti finalizzati non solo all’integrazione dei redditi delle aziende agricole, ma anche alla promozione della conoscenza e del consumo dei prodotti tipici, alla salvaguardia dell’ambiente.


A breve, forse già tra un mese, sarà approvato un nuovo piano per l’agriturismo che regolamenterà e rilancerà questo comparto permettendo di fare un salto di qualità. Premiando, cioè, quelle aziende che sapranno dare una impronta manageriale alla loro attività, valorizzando la qualità dell’offerta. Una ventata di novità per il settore che arriva dopo venti anni dalla prima normativa sull’agriturismo e che aiuterà l’ulteriore crescita quantitativa e qualitativa del comparto. Una nuova spinta che darà ulteriore linfa all’imprenditoria agricola grazie ad una serie di innovazioni importanti che si possono sintetizzare in semplificazioni sul piano fiscale ed amministrativo, valorizzazioni delle tradizioni e produzioni agroalimentari di qualità legate al territorio.Accanto agli agriturismi, intanto, si fanno strada le fattorie didattiche. I primi utilizzano fabbricati rurali, spesso sono formulati in modo che chi li frequenta riesce a stabilire un contatto familiare con i titolari. I prezzi, poi, sono spesso ben più accattivanti di quelli praticati in altre strutture commerciali.



Offrono itinerari gastronomici, ma anche la possibilità di acquistare i prodotti aziendali o fare passeggiate a cavallo.La fattoria didattica, invece, rappresenta un ulteriore elemento di affermazione e sviluppo del ruolo culturale delle aziende agricole. Nasce dall’esigenza di una miglior qualità della vita avvertita da strati sempre più vasti della popolazione, non solo urbana, che desidera spendere il proprio tempo libero approfondendo la conoscenza del territorio in quegli aspetti nei quali l’economia si associa alla conservazione delle risorse del patrimonio paesaggistico e ambientale.Scolaresche, gruppi e famiglie hanno la possibilità di partecipare a corsi e a vere pratiche agricole, organizzati anche su tematiche ambientali. Insomma, se la nascita degli agriturismi doveva servire a rivitalizzare e valorizzare l’agricoltura, allora questo traguardo è stato raggiunto.Come fare per aprire un agriturismo? Il requisito essenziale è essere imprenditori agricoli e dimostrare che oltre il 50% del proprio reddito deriva dallo svolgimento di una attività agricola. In pratica gli imprenditori agricoli utilizzano la propria azienda per attività di ricezione che devono essere in rapporto di connessione e complementarietà rispetto alle attività di coltivazione del fondo, silvi-coltura, allevamento del bestiame, che devono comunque rimanere le principali. Seguono le autorizzazioni di legge e, una volta avviata l’attività, le triennali verifiche d’ufficio da parte della Provincia per controllare il rispetto del rapporto di complementarietà tra attività agricola e agriturismo.


fonte Repubblica.it